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The Twins and The Dark Side – Nighttime Birds

The Twins and The Dark Side
Nighttime Birds
 Il duo atmosferico The Twins and The Dark Side disegna un nuovo capitolo delicato e sentimentale. Un breve ma intenso lavoro, che unisce i sentimenti gioiosi, in una narrazione dinamica e ben strutturata.

Il duo atmosferico The Twins and The Dark Side disegna un nuovo capitolo delicato e sentimentale.

La band nasce a Brindisi nel 2020, sotto una luce intensa ricca di sfumature sensibili, con un’insieme di idee dolci e orecchiabili.

In questo piccolo Ep di due brani dal titolo “Nighttime Birds” si esplora un viaggio a occhi chiusi, per trascinare l’ascoltatore all’interno di paesaggi soffusi e maestosi, avvolti da un mosaico colorato e teatrale.

Nel sound poi si mette in risalto un grande gusto sonoro, di timbro post rock, che affonda le radici verso tematiche personali, per narrare una storia solida e indimenticabile.

Con lo studio attento di questa produzione, veniamo subito cullati dalla melodia calma e incantevole, nelle note di “Moongaze”. Dove notiamo una chitarra morbida, che sussurra all’orecchio un sentimento vivo e accogliente.

Sulla parte iniziale, la ritmica si incastra a dovere con l’arpeggio stile Explosion in the Sky. Inoltre viene inserito il tocco emblematico di un pianoforte sospeso in un oceano ipnotico, fino ad incontrare una distorsione dissonante e energica, che stravolge la seconda parte del brano, per poi ricollegarsi alla tranquillità iniziale.

Una composizione rocciosa e armonica da brividi. Con la seconda traccia “Autumna” invece, si va verso orizzonti diversi, più tecnici e di stampo elettronico. Il loop misterioso, collega le percussioni dando un segnale di sfida e invita un racconto audace.

Dopo la calma iniziale su un tempo che rimane costante, quasi a voler addormentare l’ascolto, ci avviamo in uno slancio furioso e struggente, che regge l’urto alle distorsioni rumorose di fondo, fino a chiudersi in un arcobaleno di anime dimenticate, in una realtà fiabesca. 

Un breve ma intenso lavoro, che unisce i sentimenti gioiosi, in una narrazione dinamica e ben strutturata. 

 

VOTO: 7

 

The Twins and The Dark Side – Nighttime Birds(2022)

 

Autoproduzione

Recorded at Parisi House (Brindisi) 

The Twins and The Dark Side are:

Vito (Guitars, Bass and synths)

Guseppe (Drums)

Added Musician – Raffaele Galasso on Keyboards

 

Link Utili: 

Bandcamp:

https://thetwinsandthedarkside.bandcamp.com/music

Website:

https://www.blacklakepromotion.com

Instagram:

 
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Simone – Postrock.it
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Van Gogh Seasons – Versus

Van Gogh Seasons
Versus
I Van Gogh Season fanno centro, con un album godibile e orecchiabile, che mette in risalto tutto lo studio attento in fase di produzione e una grande cultura musicale, acquisita in questi anni.

Un mondo sotterraneo e strumentale prende vita, nelle sonorità intense dei Van Gogh Season, un progetto post rock nato a Padova nel 2016. Il loro percorso prende spunto da tematiche personali e lineari, che accostano tutto il processo sperimentale e di nicchia in questo genere, creando paesaggi dolci e sentimentali, a tratti elettronici e d’impatto. Dopo un Ep d’esordio omonimo e diverse produzioni in formato session studio. La band con un enorme maturità accumulata, mette in piedi questo nuovo ep interessante, dal titolo “Versus”.

All’interno troviamo varie sfumature dal timbro prettamente strumentale, che strizzano l’orecchio a band del calibro notevole, come MaybeSheWill e Pg Lost.

Esplorando un ampio raggio di suoni graffianti e delicati, per un risultato originale e dinamico. 

Il disco si apre con un tiro orchestrale da brividi, su un soffice tappeto di violini malinconici e il synth di sottofondo, che colora l’atmosfera a dovere, completando un’intro stupendo e geniale. Segue la carica energica di “And So It Was, So It Will Be”, un brano che sprigiona un’aura potente di emozioni ricercate, sotto un muro violento di distorsioni ruvido, avvolte dal tempo preciso e martellante delle percussioni, per poi scontrarsi con un ritornello gonfio di personalità.

Nella parte centrale gli animi si calmano in un pianoforte morbido e una linea vocale narrante, per incastrare i colpi sospesi della batteria e accoglie nel suo sogno il ritorno prepotente di un riff lunare.

In “Saudade” invece notiamo un monologo di una voce femminile, su un arpeggio sensibile che aziona un timbro sfuggente della ritmica. Il piano qui ci avvolge in una sensazione dolce, con i diversi accenti furiosi delle chitarre in un limbo addormentato, invitandoci all’ultimo sensazionale saluto. “Kracovia” è  una composizione rocciosa, che esprime nel modo giusto una vibrazione drammatica e ci porta indietro nel tempo nei nostri ricordi più cari, viaggiando in una cavalcata incredibile di trionfo. Uno dei brani più belli e completi di questo lavoro. 

Infine le ultime due tracce, racchiudono il gusto sonoro e neoclassico del gruppo, portando l’ascoltatore in una dimensione parallela, oltre i confini della nostra mente.

“Woody Allen” apre un tiro magico del basso, con un arco leggero e emblematico del pianoforte, che anche qui come nel resto dei brani è il motore portante e impeccabile di questo collettivo. La canzone sfugge verso la fine, inserendo un tocco elettronico e frenetico, che si spegne sulla batteria. Chiudiamo con le note amplificate di “While a Seagull Flies Above Us” un’altra suite lunga e ipnotica, che gioca su una sinfonia solida di una tematica personale, fino a travolgere i sentimenti in un passaggio rumoroso e incendiario, nell’atto finale da pelle d’oca.

I Van Gogh Season fanno centro, con un album godibile e orecchiabile, che mette in risalto tutto lo studio attento in fase di produzione e una grande cultura musicale, acquisita in questi anni.

 

VOTO: 7,5 

Van Gogh Season – Versus

Autoproduzione

Written and performed by Van Gogh Season.
Produced, mixed and mastered by Marco Cappellaro at Dedication Studio, Padova 

 

Link Utili:

° Spotify: https://open.spotify.com/artist/6T4d6pwlNN1YPMBug56jyA 

° Bandcamp: https://vangoghseason.bandcamp.com/ 

° Facebook: https://www.facebook.com/vangoghseason 

Simone – Postrock.it
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Nomera – Domo 137

Nomera
Domo 137
I Nomera si cimentano in un disco solido e ben costruito, dove le cinque canzoni mantengono un legame importante e con un’incendiaria qualità raccontano una bellissima storia.

I Nomera sono un progetto strumentale di nicchia, all’interno del loro paesaggio sperimentale si aziona un insieme di sinfonie dolci e personali, che subiscono una mutazione più dura oltre la barriera del suono con ritmi sfrenati e martellanti, su un timbro progressive metal. La band nasce a Valencia intorno il 2017, con delle buone prospettive e un ricco bagaglio di suoni interessanti, il loro sound spazia in diversi stili musicali, creando una personalità importante e d’impatto. Con il primo album “Holos” confermano a pieno le proprie qualità espressive e attirano subito una notevole fetta di pubblico, che rimane colpita dai loro concerti. In questo nuovo capitolo Domo 137, fanno un salto definitivo nel mondo discografico attuale, per dare il benvenuto a qualcosa di originale e travolgente.

L’iniziale traccia di apertura “Ocaso” ci trascina dentro un’atmosfera calda e accogliente, con un riff sporco di basso, che avvia un meccanismo ipnotico della batteria, sopra un tappeto armonico da brividi. Il tempo preciso delle percussioni poi, incastra il pianoforte sensuale, per narrare un viaggio carico di dolore, che si fa accattivante nella seconda parte del brano. Infine con il riff caotico della chitarra, si va verso una sensazione furiosa, lasciando una tematica macchinosa a tratti melodica. Segue un’emozione infernale nelle note di “Kamn”, che avvia un ruggito corposo e devastante della ritmica e si sviluppa in una narrazione di sfida contro un elemento potente e aggressivo, fino ad esplodere nel ritornello stupendo e ampio. Un brano eccellente, con un passaggio tecnico e incredibile nella parte conclusiva, le sonorità qui si avvicinano molto ai mondi sotterranei e estremi di marchio Alcest

Con “Una Mattina” invece si cercano di rallentare e calmare gli animi, con una sfumatura più dolce di stampo post rock. In questo caso la batteria si diverte su un’armonia quasi giocosa e l’arpeggio incantevole, invita l’ascoltatore a partecipare a uno spettacolo unico. Una delle composizioni più complete di questo lavoro. Prima di chiudere ci lasciamo cullare dal vortice magnetico di “Tale of Oleksiya”una suite morbida e rilassante, che mette in primo piano un esecuzione pazzesca del pianoforte e una sintonia precisa del gruppo in fase di produzione. Chiudiamo questo magico e interessante disco con un’altra bomba esplosiva. “Vortice” si lascia andare a una distorsione feroce ed esplora con maestria un sorprendente momento catartico, fino a togliere il respiro durante la sua lunga durata, ricca di vibrazioni pesanti.

I Nomera si cimentano in un disco solido e ben costruito, dove le cinque canzoni mantengono un legame importante e con un’incendiaria qualità raccontano una bellissima storia.

VOTO: 7,5

Nomera – Domo 137

Music composed by Nomera
Recording and mastering at Fireworks Estudios.

Nomera are:

David Hernández (drums)
Aleksey Stepanov (bass)
Vicente Roca (guitar)
Jose Jurado (guitar) 

Link Utili: 

° Spotify:

https://open.spotify.com/artist/17JwXpd5CJNAaabSCekOs6?fbclid=IwAR2dS7QXR3NWGuc9eECChCLs7rzpp3KoXYiFztgcWJenGQiDy5h9OsTL9Oo

° Bandcamp:

https://nomera.bandcamp.com/ 

° Facebook:

https://www.facebook.com/nomeraband 

Simone – Postrock.it
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Sistra – Bias

SISTRA
Bias
“Bias” è un album difficile da comprendere e necessita di diversi ascolti, magari nel silenzio più assoluto, per assaporare tutti i lati più nascosti di questo progetto unico e incredibile.

La band campana Sistra, torna sul mondo discografico con il terzo lavoro in studio e immerge l’ascoltatore in un viaggio psichedelico di due ore, toccando le corde giuste e una sperimentazione vintage anni 70.

Le basi fondamentali in questo disco prendono vita senza troppi fronzoli, dalla mente carismatica di un insieme di musicisti importanti, sul panorama musicale in questo genere e non seguono uno schema ben preciso, fino a creare un percorso enorme e sensazionale.

Con “Dull Heaven” in apertura si intuisce subito, la maniera di concepire il sound progressive su atmosfere di nicchia e una narrazione personale in stile Banco Del Mutuo Soccorso.

Infine l’aggiunta di strumenti come l’armonica, completano il brano con una qualità morbida e impeccabile. Segue il rock sporco e irregolare di “Consequences” con un cambio spaziale nella parte finale e una buona dose di psichedelia estrema.

Da tenere d’occhio anche la traccia “On The Run” con un’onda rumorosa che prende vita in ogni passaggio e gli accenni alla fusion in “Finzioni in Funzione” con il tocco del basso funky notevole.

Più avanti ricordiamo con grande attenzione le sonorità sospese di “Lo Specchio Nello Specchio” e “Tons” che subiscono un contrasto diverso, ricco di tecnica e strutture complesse.

Ultime due menzioni preziose da approfondire, sono le tematiche fantastiche e surreali di “Blues di Picche” e una menzione incredibile nelle note psych-blues di “Ecologio” con i suoi 13 minuti di durata, che trascinano l’ascoltatore in un cammino oscuro e ampio di superstizione.

Il resto del disco scorre nel vortice sonoro progressive, che solo i veri intenditori riescono a custodire con cura nel loro bagaglio mistico e eccellente.

“Bias” è un album difficile da comprendere e necessita di diversi ascolti, magari nel silenzio più assoluto, per assaporare tutti i lati più nascosti di questo progetto unico e incredibile.

VOTO: 7

Sistra – Bias(2022)

Psych Up Melodies

Music composed by Sistra, Fabrizio Di Vicino


Link Utili:

Spotify:

https://open.spotify.com/artist/1HlAykV6ZDHOePVJEDGgdR

Youtube:

https://www.youtube.com/watch?v=f6DuiGjXJ3M&list=PL133tF8eGRbhor4BlgeDwaFrEGpkkaNoD

 

Simone – Postrock.it

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Atomod – Friend

ATOMOD
Friend
Atomod è un progetto sperimentale di nicchia, che inserisce nel suo bagaglio culturale diversi elementi sognanti e carismatici, per un sound prettamente strumentale a tratti elettronico.

Il percorso inizia nel 2018 come un concept introspettivo ricco di personalità.

L’ispirazione del musicista si arricchisce di tematiche analogiche ed espansive, per creare una sensazione immaginaria in stile colonna sonora di un film fantascientifico, di grande fattura.

Con l’ultimo singolo “Friend” auto prodotto e raccontato in maniera preziosa, si esplora un legame interiore e personale, che affronta una narrazione importante e godibile, lasciando quel gusto sopraffino all’ascoltatore.

Il brano si apre con un’atmosfera cosmica e un sussurro femminile che arriva da una dimensione parallela, poi il tocco sensazionale della loop station oscura, unisce una melodia malinconica.

Nella parte centrale, si cavalca un’onda morbida e accogliente, che abbraccia la linea vocale sensuale, ed incontra il passaggio graffiante quasi virtuoso della chitarra, per poi infine chiudersi a riccio nel silenzio finale.

Una composizione preziosa e delicata, che aziona una fantasia importante al suo interno e lascia quella giusta curiosità magnetica da custodire con cura.

 

Voto: 7

Atomod – Friend

Autoproduzione

Lyric and music composed and arranged by Atomod


Link Utili:

Instagram: Atomodofficial 

Facebook: Atomod

Link: https://linktr.ee/atomodofficial

-SoundCloud: https://soundcloud.com/user-917375312/sets/demog_cd 

-YouTube: https://www.youtube.com/channel/UC9r50XvrlsJZ3LvZ_fWIHrA

-Spotify:  https://open.spotify.com/artist/4VX6a6LGJPyyQmvriDJdJb
 
 
Simone – Postrock.it
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Brown and the Cosmonauts – “Helioscope”

Brown and the cosmonauts

Helioscope

Un singolo che ci trasporta in un mondo lontano, oltre a spazio e tempo, verso un futuro ignoto popolato da creature misteriose, Un piccolo capolavoro ad opera di artisti davvero geniali, un lavoro che lascia spazio ad un nuovo capitolo del postrock italiano. Ecco a voi Helioscope, ecco a voi i Brown and the cosmonauts.

È con piacere che mi avvicino a questo brano, dopo un bel periodo di lontananza dai brani strumentali. Un lavoro che ha davvero tante sfaccettature interessanti, e che dimostra già al suo esordio una potenzialità e una versatilità incredibili per il nostro trio emergente. Loro si chiamano Brown and The Cosmonauts, e sono nati con l’intenzione di portare qualcosa di nuovo e di fresco nel panorama Post Rock.

Mentre ascoltiamo il loro primo singolo, leggiamo qualcosa di interessante dalla loro biografia:

Il progetto nasce nell’estate 2021, da un’idea del musicista e compositore Simone Catena in arte “Brown”, che dopo aver scritto alcune bozze strumentali sotto periodo di pandemia, incontra due musicisti di spessore Rino Cacciapuoti e Paolo Sabatini, per mettere su una macchina psichedelica ricca di personalità.

I Brown and The Cosmonauts creano uno spaccato di vita notevole, che tratta tematiche personali e d’impatto, per una sensazione melodica a tratti furiosa.

Il singolo apre in maniera molto diretta, senza troppi fronzoli. I nostri viaggiatori del tempo sanno molto bene quello che fanno, e noi ci lasciamo trasportare dal loro sound. Il sipario si apre e ci ritroviamo catapultati in un mondo molto lontano dal nostro. Un mondo dove uomo e macchina sono diventati simili forse, un mondo dove tecnologia e anima sono parte dello stesso sistema.

Il basso, caldo e graffiante allo stesso tempo, intona questa marcia ritmica e assoluta, seguita da note sfuggenti ed enigmatiche di chitarra. Le percussioni danno fede a questo ritmo e incalzano nei punti giusti, per dare risalto a questo mondo che prende forma intorno a noi.

L’effetto che ci arriva è quello di un mondo ignoto, di qualcosa che sfugge dalla nostra concezione, qualcosa di cui potremmo avere paura, ma che al tempo stesso ci attrae e ci incuriosisce, al punto che vogliamo saperne di più, al punto che ci avventuriamo in questa oscura avventuraI colo

A 3:00 i colori si accendono, sopraggiunge qualcosa dall’alto, mezzi luminosi si muovono nel cielo, oggetti di cui non conosciamo la forma o l’utilizzo. Assuefatti da questa visione, seguiamo l’andirvieni di queste luci colorate. La chitarra rilascia effetti psichedelici a base di Fader nell’etere, basso e batteria si uniscono nel formare un unica macchina ibrida che si muove con passo lento e maestoso.

Nel complesso, davvero un piccolo capolavoro, un oggetto di cultura postrock emergente di cui sono sicuro sentiremo ancora parlare nei prossimi tempi. Attendiamo con ansia il loro primo album ufficiale, e speriamo di vederli presto live con il loro sound futuristico e cyberpunk.

Voto: 8,5

I Brown and the Cosmonauts sono:

  • Simone Catena Brown: chitarra e voce
  • Rino Cacciapuoti: basso
  • Paolo Sabatini: batteria

Music by :

Brown and the Cosmonauts

 

Recording and Mastering at:

Muffin Man Studio By Luigi Buzzelli

 

Link:

Facebook: https://www.facebook.com/brownandthecosmonauts

 

Artwork by:

Roberto Selvaggi

 

Autoproduzione – 2022

 

Paul – Postrock

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Leonardo Serasini – Nausicaa

Leonardo
Serasini

Nausicaa

Un capitolo importante e raffinato per il cantautore, che si inoltra in orizzonti nuovi su uno stile folk e una ritmica avvolgente, per una ballad drammatica e matura.

Il chitarrista e compositore Leonardo Serasini è un musicista eccellente di nicchia, nato a Bologna con un ricco bagaglio di suoni e tematiche personali.

Il suo percorso è riconosciuto a livello nazionale, per le sensibili vibrazioni trasmesse e racchiude tutto lo studio prezioso per la chitarra, che riesce ad applicare anche come docente scolastico.

Con grande entusiasmo accoglie, una buona fetta di pubblico e dopo diversi singoli, sta per rilasciare un album Il Mondo Contro #1″ e “Il Mondo Contro #2”, diviso in quattro suggestivi capitoli, dal mood sentimentale. Ma andiamo ad analizzare questo nuovo intenso singolo dal titolo “Nausicaa”, una canzone che esplora una melodia soffusa e malinconica, per un viaggio carismatico e confortevole.

Il brano si aziona su un monologo ricercato e sussurrato, per analizzare un racconto che si fa spazio nella nostra vita nei lati interiori più nascosti.

L’inizio delle percussioni ipnotiche incastra l’arpeggio di chitarra leggero e una linea vocale sensuale. Il testo ricco di significato, abbraccia una realtà attuale e dormiente, accogliendo una visione lucida di una storia d’amore e un ricordo indelebile. La seconda parte della composizione poi, subisce una chiave più energica sul ritornello emblematico, per collegarsi a un’atmosfera morbida.

Sul tocco finale infine, si inserisce una piccola distorsione e un gioco virtuoso di chitarra, che si traveste in una suite orchestrale neoclassica e si conclude nel silenzio.

Un capitolo importante e raffinato per il cantautore, che si inoltra in orizzonti nuovi su uno stile folk e una ritmica avvolgente, per una ballad drammatica e matura.

 

VOTO: 6,5

Leonardo Serasini – Nausicaa(2022)

Autoproduzione

Music composed by Leonardo Serasini 


 

Link Utili:

Instagram: https://www.instagram.com/leonardoserasini/

Facebook: https://www.facebook.com/leonardoserasiniguitarman

https://www.facebook.com/leonardo.serasini/

Spotify: https://open.spotify.com/artist/7236OJX7zBxE55En4RnZqY

Rockit.it: https://www.rockit.it/leonardoserasini

Soundcloud: https://soundcloud.com/leonardo-serasini

 

Simone – Postrock.it

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Hanging Fields – Fragments

Hanging Fields

Fragments

Gli Hanging Fields, esprimono un viaggio audace e spettacolare, inserendo un tassello originale alla loro carriera, per un capitolo dolce che si fa strada nell’oscurità.

La band francese Hanging Fields, avvicina le sue sonorità al post rock classico a tinte malinconiche, per un percorso solido ricco di emozioni.

Il gruppo nasce principalmente come duo, da un’idea di Nicolas Bredin (chitarre e synth) e Frèderic Motte (basso). Al loro personale bagaglio inseriscono, una sezione ritmica con David Guinot alla batteria.

In questo primo Ep prezioso “Fragments” si esplora una storia matura e struggente, che esprime al meglio lo studio sofisticato dei musicisti, immergendo l’ascoltatore in un atmosfera sinfonica e un brivido caldo sulla pelle.

Infine questo lavoro è auto prodotto dalla band, con le tracce che prendono vita in una chiave emblematica e si suddividono in cinque parti suggestive, fino ad unirsi alla fine come un puzzle unico e geniale.

Nel primo capitolo “Fragment I” si innalza un pianoforte leggero, che apre una melodia triste e accogliente.

Poi a piccoli passi le percussioni iniziano a fare capolino, all’interno di una stanza morbida e incantevole. Sulle chitarre notiamo il delay sensazionale e il gioco di riverberi lunari, che incontrano un mondo disorientato, fino ad esplodere in un impatto dinamico e energico, nella parte finale. Segue “Fragment II” con una tempistica lenta e orchestrale. Il timbro della batteria cavalca una tematica semplice, in perfetto stile ambient, che affonda la sua ritmica in un vortice preciso e ben strutturato.

La distorsione irregolare poi si risveglia in una bolla di cristallo, per poi abbracciare con violenza il muro di suoni corposi, che chiudono la traccia.

“Fragment III” invece è un brano ipnotico, ed è importante anche per la sua lunga durata. Le vibrazioni struggenti sfiorano una carezza sensibile, toccando nel profondo dell’anima. Al suo passaggio prende piede un racconto drammatico e illustra una figura innocente, avvolta da un paesaggio senza luce. Nel tocco finale le chitarre tornano a ruggire in uno stile quasi post metal, simile agli irlandesi God is an Astronaut. Senza dubbio una delle composizioni più belle e riuscite, di questa mini opera.

Prima di chiudere “Fragment IV” rimbalza in una struttura graffiante, per aprire una sinfonia misteriosa e un ampio raggio di sonorità ricercate. In questa canzone notiamo la tecnica del basso stupenda e il synth giocoso, che si lascia andare all’atto conclusivo travolgente e caotico. L’ultima parte “09-16” chiude questo piccolo lavoro, in una cavalcata meticolosa, che fa da colonna sonora ai nostri momenti più bui.

Gli Hanging Fields, esprimono un viaggio audace e spettacolare, inserendo un tassello originale alla loro carriera, per un capitolo dolce che si fa strada nell’oscurità.

 

VOTO: 7,5

Hanging Fields – Fragments(2022)

Autoproduzione

Music composed by Nicolas Bredin
Mix and Mastering by Frédéric Motte at Conkrete Studio

Hanging Fields are:

Nicolas Bredin: Guitar & Synth
Frédéric Motte: Bass
David Guinot: Drums

Link Utili:

https://fanlink.to/FRGMNTS

Bandcamp: https://hangingfields.bandcamp.com/

 

Simone Catena – Postrock.it

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Automata – Autómata

Autómata

Automata

Automata è un album avvincente, che brilla di luce propria sopra ritmiche e sensazioni collegate da un filo sottile importante, creando un’infinita storia cinematografica da affrontare con adrenalina e potenza

Gli Autómata sono una giovane band francese, nata a Parigi nel 2019. Il loro bagaglio culturale esprime al meglio il paradiso strumentale e emozionante del post rock, toccando anche confini più di nicchia e complessi del progressive.

Nelle tematiche poi si affronta la realtà attuale, che va alla deriva di un mondo oscuro, chiudendosi a riccio nei propri pensieri.

Infine le ritmiche spesso furiose si aprono a paesaggi apocalittici e un’atmosfera intensa, che attira in modo impeccabile. In questo primo lavoro in studio dal titolo omonimo, il gruppo descrive un percorso accogliente, in chiave Ep con cinque tracce, che riscaldano il cuore verso attimi travolgenti, per una narrazione personale di grande spessore. L’opera viene distribuita dall’etichetta italiana Epictronic.

L’apertura di “Tanger” dipinge un quadro ben definito su questa nuova produzione, dal gusto originale e dai risvolti inaspettati.

Con il tocco sensibile del pianoforte si capisce subito che la band vuole toccare nel profondo dell’anima l’ascoltatore e si lascia andare a una melodia triste e armoniosa. A piccoli passi poi il basso inizia il suo risveglio e accarezza come un soffice sospiro il cammino. Nella parte centrale il vortice di chitarre cristalline prende vita su un timbro acustico, fino ad illuminare una suite da brividi, ricca di emozioni struggenti.

Segue “Church” un brano più moderno, con una sensazione che ci proietta verso il post metal vecchio stampo e fa dei chiari riferimenti ai cambi più spinti stile Mogwai.

Con l’aggiunta del tiro elettronico nella parte iniziale, la traccia esplode in maniera definitiva, fino al crescendo finale. “3×3+5” invece gioca con la sperimentazione preziosa, azionando una linea vocale spaziale, per una vibrazione intensa e drammatica, che incastra il muro di suoni introspettivi. Prima di chiudere dalle ceneri arriva il segnale dormiente di “Verdik”, una composizione che costruisce un ritmo sincopato delle percussioni e la ritmica stile math-rock. Nella seconda parte poi si mette in luce un passaggio progressive, per una delle opere più complete di questo lavoro. Chiudiamo con “Automate” un’ennesima canzone lunga e magnetica, dove il morbido cambiamento di tonalità, lascia spazio agli arpeggi melodici e un’aura dolce per un arrangiamento toccante.

Automata è un album avvincente, che brilla di luce propria sopra ritmiche e sensazioni collegate da un filo sottile importante, creando un’infinita storia cinematografica da affrontare con adrenalina e potenza.

 

VOTO: 7

 

Autómata – Automata(2021)

Epictronic

Recorded and mixed by Donatien Ribes and Vincent Thermidor at Studio Labosonique and Studio de la Tour Fine

 

Autòmata are:

Jean-Baptiste Elineau: bass guitar

Etienne Ertul: guitar

Francois Laumuret: samples,guitar and vocoder

David Vives: drums

 

Link Utili:

Links:
www.facebook.com/weareautomata
www.youtube.com/weareautomata
twitter.com/Autmata5
www.instagram.com/weareautomata
weareautomata.bandcamp.com

 

Simone Catena Brown – Postrock.it

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John di Pasquale – Move the Uncovered Boxes Away

John Di Pasquale

Move the Uncovered Boxes Away

Questo disco ha una produzione notevole e mette in mostra la qualità incredibile dei tre musicisti, che si esibiscono in una suite orchestrale da brividi, per un’opera ben fatta e godibile.

Il collettivo italiano John di Pasquale, nasce da un’idea autentica del musicista e chitarrista Filippo Ferazzoli, con lo studio attento sulla sperimentazione di nicchia e affonda le radici nel mondo discografico, con una qualità interessante che distorce la realtà in un viaggio onirico e struggente.  Il trio con questo album di debutto Move The Uncovered Boxes Away, affronta quei passaggi sotterranei vicino al post rock classico a tinte indie, con un ricco bagaglio di idee creative e personali, che avvicina l’ascolto a mostri sacri del genere come Mogwai e Godspeed You! Black Emperor, lasciando quel gusto culturale e malinconico al lavoro. Infine la distribuzione viene affidata all’etichetta americana Chant Records, con base a New York.

L’apertura di “Smells Like Pine Trees” si immerge in una sensazione oscura, che graffia l’atmosfera serena di una vita solitaria e viene stravolta dai rumori inquietanti di fondo.

Il brano fa da introduzione surreale alla seguente “Over The Highline”, che aziona il tempo sospeso della batteria e l’elettronica ipnotica stile Radiohead, incastrando un synth roccioso e la linea di basso armoniosa. Dopo il primo crescendo però la canzone, viene interrotta nella parte centrale, rallentando il percorso all’interno di un sogno leggero e accogliente, fino a chiudersi con l’esplosione finale in perfetto stile post rock, su una chitarra impazzita e ben strutturata.

“Meaningless#1” è un segnale rumoroso, che prende vita all’interno di un sentimento sfuocato, soffocando l’atmosfera in un emozione priva di luce.

Con “In a While” invece si torna al punto di partenza, con un arpeggio di chitarra stupendo e il timbro sensazionale della ritmica, che si cimenta in un gioco tecnico e complesso, fino a perdersi in una galassia lontana.

“Circle” è una composizione interessante, che esplora un intenso passaggio di math rock, per una traccia divertente e originale.

Il tempo irregolare della batteria avvolge il basso distorto e le sfumature cosmiche, che si prendono tutta la scena, in una sperimentazione gonfia di sonorità.

Prima di chiudere ci soffermiamo su un altro capitolo grottesco, come a voler affrontare una sequenza da film horror, nelle note di “Manor Road”. Chiudiamo con l’impennata energica di “Umpteenth” e il tappeto dinamico delle percussioni, che segna di gran lunga la composizione più completa del disco.

Questo disco ha una produzione notevole e mette in mostra la qualità incredibile dei tre musicisti, che si esibiscono in una suite orchestrale da brividi, per un’opera ben fatta e godibile.

VOTO: 7,5

 

John Di Pasquale – Move the Uncovered Boxes Away(2022)
Chant Records
Recorded at Noatune Studios (London) and The White Lodge Studio (Rome)

John Di Pasquale are:
Filippo Ferazzoli: Guitars and Tapes
Jools Kelly: Bass
Luciano Cocco:Drums

Link Utili:

Facebook: https://www.facebook.com/johndipasqualemusic

Instagram: https://www.instagram.com/john_di_pasquale_music/?hl=it

Bandcamp: https://johndipasquale.bandcamp.com/album/move-the-uncovered-boxes-away

Spotify: https://open.spotify.com/artist/3zwpGdZ9pSYOqaJet5JyYw

 

Simone Catena Brown – Postrock.it