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Tiger Flambé

Tiger Flambé
Tiger Flambé – Tiger Flambé. Ci troviamo oggi a recensire l’EP di un duo che ha deciso di osare. Un duo che ha deciso di sorpassare in qualche modo le barriere imposte dalle sonorità tradizionali, tentando qualcosa di nuovo. Con la decisione e la convinzione che per creare qualcosa di bello, di innovativo, di geniale… si debba per forza osare.

Il duo in questione si chiama TIGER FLAMBE’, costituito da Flavio Bevacqua e Carlo Zulianello che lo hanno prodotto con ben quattro etichette indipendenti italiane: Floppy Dischi, Marsiglia Records, Dischi Decenti e Brigante Records.

Ci troviamo oggi a recensire l’EP di un duo che ha deciso di osare. Un duo che ha deciso di sorpassare in qualche modo le barriere imposte dalle sonorità tradizionali, tentando qualcosa di nuovo. Con la decisione e la convinzione che per creare qualcosa di bello, di innovativo, di geniale… si debba per forza osare.

Eterea sensazione ci avvolge nell’ascolto di Kolumbo. Ci pare di percepire un fruscia, forse la natura, forse il mare lontano, ma dura pochissimi secondi. Le chitarre iniziano la loro rincorsa incessante, scollegate e lagate allo stesso tempo, le armonie si fondono tra loro e ad ogni giro sembrano aggiungere qualcosa, un pezzo di un puzzle gigante. Simpatico il riff maggiore che domina l’atmosfera chitarristica, mentre la batteria rincorre le sonorità, standogli dietro.

Un sound math rock decisamente sperimentale. La parola chiave di questo primo brano è una: imprevedibile, come l’eruzione di un vulcano.

Mata Hari non tradisce le intenzioni del brano precedente. Alcuni accostamenti di suoni ed intenzioni ricordano vagamente l’obiettivo dei videogiochi vintage. Le parti caotiche lasciano perdere l’ancora al terreno, al materiale. Si vaga alla ricerca di un’ancora, di un appiglio che non sembra arrivare. Ed in effetti, in Kolumbo non arriva. In Mata Hari invece sì, verso la seconda metà della canzone la linea melodica predomina sulla sperimentazione, fino al finale che ci porterà dritti al terzo brano.

Un finale che accontenta un orecchio bisognoso di certezze, ma una certezza che permane comunque nell’instabilità, nell’irrefrenabile voglia di tentare qualche altra cosa.

Questa dualità nel brano si sposa bene con l’intenzione di dedicare la canzone proprio a Mata Hari, spia per i francesi, inglesi e russi durante la Prima Guerra Mondiale.

Monko l’intreccio di linee armoniche all’accompagnamento ritmico più cadenzato, a tratti verso il finale sembra riprodurre una musicalità dance sperimentale con gli strumenti distorti. L’idea nasce dal video di una scimmia che pratica arti marziali, e questo tocco decisamente dadaista nella scelta delle esecuzioni ma soprattutto della loro natura… ci affascina molto.

Come diceva uno degli esponenti più importanti della corrente dadaista, Men Ray, solo il dadaismo poteva trovare l’arte nella casualità che, infondo, non era mai così casuale del tutto.

E’ in Zacatecas che ritroviamo il tocco di colui che ha registrato l’album, Tommaso Mantelli (leader dei Captain Mantell, bassista dei Sick Tamburo). Il brano rimane perfettamente coerente con la linea già descritta nei precedenti brani, con un tocco decisamente più “esotico”. Zacatecas è infatti una città del Messico dove più di un secolo fa sono stati fotografati degli oggetti non identificati in volo. Sicuramente un tema accattivante su cui fondare un brano.

L’EP è stato registrato in presa diretta e punta indubbiamente all’apice del divertimento dei due componenti che, già dal loro abbigliamento colorato e floreale, ci immergono completamente in un mondo di follia e sperimentazione.

VOTO: 7

Tiger Flambè EP (2021)

Floppy Dischi – Marsiglia Records – Dischi Decenti – Brigante Records and Productions – Doppio Clic Promotions

Mixed and Recorded by Tommaso Mantelli at Lesder Studio. (2020)

Tiger Flambé are

Flavio Bevacqua: Guitar

Carlo Zulianello: Drums

LINK:

https://www.facebook.com/tigerflambe

 

J. – Postrock.it