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The Great Saunites – Brown

L’ossessione in musica. 
Un album denso, saturo, ma con qualcosa in più.
The Great Saunites
È con molto piacere che ascoltiamo “Brown”, questo lavoro dei The Great Saunites, un duo proveniente da Lodi.

Il gruppo ci propone un album denso, saturo di sonorità scure e psichedeliche, dal sapore Pink Floydiano, ma con qualcosa di più. Non ci sono schemi, non ci sono linee ben definite, ma tutto sembra amalgamarsi. Ritmiche e suoni talvolta martellanti, talvolta sottili e pacati, ci accompagnano per tutta la durata dell’album.

La band si forma nel 2008 e intraprende un percorso stilistico basato sull’uso ossessivo del ritmo e la circolarità ipnotica del riff. Le atmosfere spaziano dalla psichedelia kraut tedesca degli anni ‘70, all’hard/space rock di scuola Hawkwind e Black Sabbath.

Atto conclusivo della trilogia “cromatica”, Brown si ispira alla materia terrena e al fascino della sostanza. L’incedere meccanico di rumori, fruscii e dia- loghi, filtrato e manipolato su nastro, si fonde con il sound The Great Saunites in un viaggio oscuro e frammentato.


La prima traccia “Brown” da il nome all’intero lavoro, e ci propone una intro estremamente ansiogena, con sonorità quasi da American Horror Story, e che nell’insieme creano quel gusto psichedelico che sembra piacere alla band. Si avverte compattezza, si sente che il lavoro è nato con passione dalla mente di Atros(bassi) e Leonard Layola(tamburi). Ci sono voci liriche, suoni che provengono da tempi e luoghi dimenticati: il tutto si unisce e ci trasporta fino alla fine del brano.

Passiamo così al secondo brano, “Respect the Music”, un brano che non modifica l’andamento ossessivo dell’intero album, anzi lo rafforza e crea un tappeto sonoro destinato a riempire l’ambiente dell’ascoltatore. il basso incalza la ritmica con un suono pulito e caldo, mentre una voce recita la frase “Respect the music” ripetutamente. Una chitarra acida entra in scena aumentando l’aria densa di inquietudine e ossessione. Ago, terza in scaletta, si apre invece con un piano digitale e scarno, che suona solitario in un pattern formato da synth e rumori indefiniti. Difficile comprendere quello che sta succedendo, ma il piano continua la sua incessante armonia e noi la seguiamo lasciandoci trasportare.


L’ossessività prosegue anche in questo terzo brano, anche se molla un pò la sua morsa all’inizio, per poi perdersi in sonorità che sembrano essere casuali, forse improvvisate. Il brano prosegue fino alla fine senza sconvolgere il ritmo, senza cambiamenti, con una apparente casualità di sonorità e percussioni.

Con il quarto brano, “Controfase” ci aspettiamo un cambiamento dal nome, che infatti arriva. Finalmente un suono armonico e caldo, che ci accoglie riposandoci le orecchie dopo il brano precedente. Il basso torna a suonare instancabile, alcuni suoni elettronici si stagliano nell’ambiente circolare che continua fino alla fine del brano.


L’ultimo brano, Brown (reprise) riprende come promette il titolo e conclude quello che ha cominciato, portandosi avanti nella tematica del primo brano d’apertura.

Il livello di questo album è sicuramente buono, estremamente sperimentale anche se a volte un pò troppo caotico. La band punta sull’ossessività, e riesce certamente nel suo intento, anche se in alcuni momenti, come ad esempio durante Ago, ci sentiamo di doverci chiedere: “il caos è musica?”. Sulla linea di questa domanda i TGS ci hanno dato un buono spunto di riflessione.

Sicuramente una buona premessa per un salto di qualità che attendiamo per il prossimo album, che siamo certi non tarderà ad arrivare.

Seguite la band sui seguenti canali:


Sito Web: http://thegreatsaunites.blogspot.com
Mail: [email protected]
Labels:
totenschwan.altervista.org
www.ilversodelcinghiale.org
neonparalleli.blogspot.it
facebook.com/hypershaperecords www.villainferno.it
Voto: 6
Paul – Postrock.it
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