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DOM dei SAN LEO

parlano la natura, l’alchimia e l’esoterismo medievale
Oggi postrock.it parlerà di DOM dei SAN LEO.


Come è mio stile fare, scriverò questa recensione durante l’ascolto dei brani. Già prima di fare play, comunque, sono rimasta molto stupita dalla scelta delle tematiche di questo duo. Leggere l’introduzione al loro album e la loro biografia è stato sufficiente per attirare la mia attenzione. Il duo di Rimini, infatti, attivo dal 2013, si è da sempre ispirato all’esoterismo medievale, all’alchimia, alla forza primordiale degli elementi naturali. E con queste nozioni appena lette, mi tuffo nell’ascolto vero e proprio.



La prima traccia si intitola “L’antico monile era custodito all’interno della tempesta di sabbia: a causa del suo fascino molti non avevano fatto ritorno”. Interessante innanzi tutto l’idea di mettere un breve riassunto, una spiegazione di quello che si andrà ad affrontare durante l’ascolto.

Il brano simula, spiegazione data dai musicisti, una tempesta di sabbia che si raccoglie, dopo il turbinio musicale iniziale, in una melodia. Un pacifico arpeggio prima della tempesta, infatti, attira l’attenzione dell’ascoltatore. Il suono è mio parere volutamente sporco, ibrido “kraut-rock”, lo definiscono loro, in salsa post-hardcore. Dal quinto minuto circa, infatti, ritorna la tempesta, ritmiche particolari, sound aggressivo che si conclude con l’eco di una calma apparente. La forza della natura si percepisce come innata, si percepisce come qualcosa di indomabile, lontana dalla nostra umana prospettiva delle cose. Molto lontana.


La seconda traccia è “Riportati alla vita dal freddo severo dell’alba, si risvegliarono nella distesa di erba inaridita: un incendio di colori in cielo, i palmi delle loro mani aperti in un gesto di totale determinazione”. La calma apparente del brano precedente sembra continuare con questo inizio melodico, riflessivo, sinistro. Inquietante il messaggio musicale che viene percepito, atmosfere cupe, quasi “doom”, eccezione fatta per la scelta dei suoni. Anche in questo brano, bisogna attendere il quinto minuto circa prima dell’esplosione, nuovamente le ritmiche capovolgono la situazione, i riff lenti s’intrecciano con le creative percussioni, per poi lasciar stridere le corde come le unghie su una lavagna. Accenni di synth verso la fine danno un tocco più sperimentale al crudo suono iniziale

“Il tuffo nell’acqua gelida e giù attraverso filamenti di luce liquida, affondando nelle tortuosità di un antico tormento” è un ascolto decisamente differente dagli altri due. Le sonorità sono più limpide, più pulite, selezionati riff che ricordano il free-jazz fusi ad un rock psichedelico non tradizionale. Forte senso di inquietudine viene trasmesso nel finale, forse si tratta proprio del tormento citato nel titolo.

Concludiamo con “Intrappolato in un sogno ricorrente, percorrendo l’oscuro corridoio su un tappeto di ossa, richiamato da echi di voci lontane”. Il brano mostra perfettamente la creatività ritmica del batterista, cosa che tra l’altro avevo appreso anche durante i precedenti ascolti. Le ritmiche sono particolari, mai scontate, un approccio quasi da percussionista d’orchestra più che da batterista di un duo. Si percepisce ill feeling con la chitarra in una serie di numerosi botta e risposta tra i due strumenti, distorsioni elettriche si miscelano con sonorità crude e sporche.




Consiglio di ascoltare questi ragazzi soprattutto per l’inventiva, la creatività ed il coraggio di esprimere loro stessi e la loro arte con un prodotto così selettivo ma davvero valido. Un ascolto di nicchia che consiglio a tutti coloro che vogliono soffermarsi qualche secondo in più sul classico ascolto. Un ascolto non basta, un po’ come la lettura impegnativa di un buon libro. Bisogna leggerlo più volte per assaporare ogni dettaglio, ogni particolare, ritrovandosi su una pagina e dicendo: “Però… questa parte non ricordo di averla mai letta!”.

Ed è questo il bello degli ascolti più impegnativi. Forse non sono per tutti, forse non sono commerciali, forse rimarranno di nicchia per sempre, ma a noi piace rimanere tra “quei pochi” che non vanno subito oltre ma si soffermano. Un pochino di più, a volte… basta solo un pochino, per andare oltre.

Voto: 8

Tracklist:

  1. L’antico monile era custodito all’interno della tempesta di sabbia: a causa del suo fascino molti non avevano fatto ritorno.
  2. Riportati alla vita dal freddo severo dell’alba, si risvegliarono nella distesa di erba inaridita: un incendio di colori in cielo, i palmi delle loro mani aperti in un gesto di totale determinazione.
  3. Il tuffo nell’acqua gelida e giù attraverso filamenti di luce liquida, affondando nelle tortuosità di un antico tormento.
  4. Intrappolato in un sogno ricorrente, percorrendo l’oscuro corridoio su un tappeto di ossa, richiamato da echi di voci lontane.

Membri:

Marco Tabellini / m tabe – chitarra
Marco Migani / inserirefloppino – batteria

Registrato e mixato da Luca Ciffo / Fuzz Productions agli studi M24 di Milano
Masterizzato da Riccardo Gamondi al Fiscerprais studio Novembre 2016 Artwork / inserirefloppino

Prodotto da – BleuAudio (http://www.bleuaudio.com) / E’ un brutto posto dove vivere (https://eunbruttopostodovevivere.wordpress.com) / Brigadisco (http://www.brigadisco.it) / DreaminGorilla Records (http://dreamingorillarecords.is/wordpress/) / Vollmer Industries (https://www.facebook.com/VOLLMERindustries/) / Tafuzzy Records (http://www.tafuzzy.com) / Upwind Production (https://itsupwindproductions.tumblr.com)





Contatti:

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