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ANDREA MAININI

Ocean
Andrea Mainini, Ocean. Esplorare i sentimenti è uno dei processi più naturali dell’uomo. Ocean è la dimostrazione di come la musica può diventare un canale dentro cui far fluire tutte le nostre emozioni, un prisma dentro cui far confluire un raggio di luce, e da cui ottenere un prisma di colori.

Eccoci tornati al nostro stereo. Oggi ci lanciamo in un ascolto interessantissimo. Si tratta di un artista italiano che merita l’attenzione di tutti gli amanti del Postrock.

Stiamo parlando di Andrea Mainini, che ci invia in redazione il suo ultimo lavoro, dal titolo “Ocean”. Frutto del suo talento, ma anche della partecipazione di artisti nazionali e internazionali. Un lavoro molto ampio e ambizioso, portato avanti con maestria, che attraversa una miriade di sfumature e generi diversi. Molti generi, una sola bandiera: il Postrock.

Se ancora non vi fosse chiaro che cosa si nasconde dietro il concetto di “Postrock” vi rimandiamo al nostro articolo, in cui vi spieghiamo in modo molto semplice e chiaro cosa vuol dire questa parola, da dove arriva e quali sono le band fondamentali. Leggi qui.

Ocean è un disco interessante, profondo, poliedrico. Ci regala un insieme ricco di suoni e immagini, in cui ognuno di noi può sentirsi protagonista.

Andrea ci prende per mano e ci conduce attraverso questo percorso musicale, che riprende le sue esperienze, le sue gioie e le sue sofferenze, e noi fiduciosi ci addentriamo nell’ascolto per farne qualcosa di nostro.

1 – Post Trauma. I giochi si aprono con un brano dolce, malinconico, che ci culla e ci fa dimenticare del tempo che scorre. La chitarra qui è dolce, morbida, quasi vellutata, e ci delizia con una serie di arpeggiati degni di un brano dei Pink Floyd. In effetti, rivediamo molto di loro in questo inizio Album, e l’assolo a metà non può che ricordarci un pò quel sapore dolce-amaro tipico delle note di David Gilmour. Il brano quindi prende vigore, con una batteria più corposa che aumenta l’intensità, e un riff di chitarra che tiene testa sullo fondo, incalzando le percussioni.  Riprende quindi il tono malinconico, creando un gioco che ci ricorda un pò le onde del mare, o le emozioni estremamente altalenanti ed effimere.. un pò come l’oceano?

2 – Mindfulness. Dalla dolcezza e dalla malinconia del primo brano passiamo ad uno stile completamente diverso. Qui veniamo subito catturati da un ritmo e da uno spirito grintoso, accattivante, giocoso, che ci colpisce da subito per il ritmo e per la semplicità del riff principale. Il basso gioca un ruolo fondamentale, seguendo e pressando le ritmiche della batteria, scaldando l’aria, rendendo tutto più piccante. La chitarra si erge fiera in alcuni fraseggi e diventa protagonista come una voce solista. Ad un certo punto il brano si ferma improvvisamente. Note dolci, suoni di synth, alcuni fiati, quindi il brano prende riparte con il grande gioco ritmico delle percussioni, creando un’atmosfera tribale, indigena. In questo ambiente misterioso ci immergiamo, e vediamo immagini nella nostra mente prendere vita.

Vediamo pellerossa correre a cavallo, Giù per i canyon, immersi nella polvere, con gli occhi pitturati e lo sguardo fiero. Vediamo indigeni nascosti nella foresta pronti a difendere la propria casa, il proprio territorio. Vediamo animali selvaggi correre e nascondersi, attaccare e sopravvivere.

3 – Ocean. Come ogni Title Track che si rispetti, anche questa non fa eccezione e ci emoziona con la sua originalità e la sua poesia. Veniamo accolti dal suono del mare, e noi ci immergiamo. Una chitarra ci culla con dolci note, mentre le parole di una poesia scaturiscono dal cielo immenso e scendono fin nel nostro profondo, creando un solco indelebile. Questo brano è un viaggio che si può descrivere difficilmente a parole. Bisogna viverlo, ascoltarlo, diventare un tutt’uno con esso. Definirla canzone è diminutivo: è un concept, un percorso enorme racchiuso in 6 minuti di brano. Se dovessimo fare un paragone, potrebbe ricordare la densità e la profondità dei primi Dire Straits. Una Telegraph Road italiana, che cresce in intensità. arricchità dall’utilizzo di strumenti classici, come trombe, archi, e pianoforte. Nell’insieme, non possiamo che definirlo uno dei migliori brani ascoltati in questo 2021.

4 – Sunny Day. La malinconia non ci abbandona, al sopraggiungere di questo 4 brano, ma prende una sfumatura ancora diversa. Il titolo del brano si sposa perfettamente con l’ingenua tristezza che ci pervade ascoltando queste note arpeggiate. Si respira quasi una fanciullezza ritrovata, uno spirito bambino che torna a farsi sentire, o che non se ne è mai andato. Ci troviamo a camminare a piedi nudi su una spiaggia, a raccogliere conchiglie per ascoltare parole nascoste. Il dialogo tra gli strumenti qui è un tessuto creato sapientemente, così tanto che le chitarre prendono una forma quasi antropomorfa, e divengono persone, parole, ricordi. Un tappeto di tastiera synth segue questo dialogo, enfatizzando, creando aspettative che vengono confermate ad ogni nota. Il pezzo quindi esplode in un arcobaleno di suoni e colori, e la cosa ci piace, ci piace immensamente.

Così come il terzo brano, anche qui abbiamo una serie di momenti che lo rendono molto ampio. Difficile catalogarlo, non troverete strofa e ritornello, ma una storia, un trascorso da ascoltare e vivere.

5 – Silent Love. La prima emozione che ci suscita l’ascolto di questo brano.. e un amore inespresso. Potrebbe essere l’amore di un amante, o il dolce sguardo di una madre che osserva il proprio bimbo sognante nella culla. Tastiere e piano qui sono i protagonisti indiscussi, e creando una varietà sonora che ci fa apprezzare ancora di più il passaggio tra i vari brani dell’album. Niente è scontato, niente è messo li tanto per fare. Si avverte la cura in ogni nota, in ogni passaggio, in ogni scelta musicale. Questo brano ci lascia sognare, non cambia, non smuove, ma rimane li dov’è, piccolo e allo stesso tempo grandissimo, così come soltanto può essere un Amore silenzioso.

6 – Le Them Go. Siamo giunti al termine. Non vorremmo essere già qui, vorremo ascoltare ancora e ancora. Questa piccola amarezza ci fa capire che è stato un grande album, e che il progetto di Andrea Mainini è destinato ad avere un grande seguito.

Può esserci un brano scontato a chiusura di un album così interessante? ma certo che no! Qui una voce femminile e una voce maschile si intrecciano, parlano, si sfiorano, si allontanano e ritornano.

Un gioco di armonie ci emozionano, ci portano in territori inesplorati della nostra anima. Questo album non richiede altri commenti, se non questo.

Questo album riassume l’amore per questo genere, lavora perfettamente in sintonia con la libertà sonora e d’idea che solo il Postrock può dare.
Complimenti Andrea Mainini, ti sei meritato il primo 10 di questo portale. Continua così, regalaci altre emozioni.

VOTO: 10 🏆

OCEAN

1 – Post-Trauma                        5:30

2 – Mindfulness                        6:22

3 – Ocean                                6:27

4 – Sunny Day                           8:17

5 – Silent Love                          3:40

6 – Let Them Go                        4:54

LINK:

https://www.instagram.com/andrea_mainini_music/

Testi e Musica di Andrea Mainini

Andrea Mainini: voce, chitarre , basso, keybords, synth

Andrea Bonzini: batteria

Simone Mor: xaphoon , kaval , ney persiano (Mindfullness)

Facundo Flores: Percussioni (MIndfullness)

Nicolas De Luca: piano (ocean)

Liz Hanks: violoncello (ocean)

Hugo Lee: sax (ocean)

Ivy Marie: Voce e cori (Let Them Go)

Mixato e masterizzato da Giorgio Tenneriello

 
 

Paul – Postrock.it